Corso accoglienza al CPIA di Terni: un percorso di identità per gli adolescenti
Puntare sull’accoglienza, ma allo stesso tempo consentire spazi e tempi a misura adolescenziale per socializzare ed imparare la lingua italiana: è questo l’obiettivo del CPIA di Terni, che, negli ultimi anni, ha voluto avviare un percorso molto particolare per i giovani che si iscrivono ai corsi di italiano L2.
Abbiamo voluto ricreare per gli adolescenti che scelgono il nostro CPIA (spesso si tratta di minori stranieri non accompagnati) la possibilità di un corso di lingua italiana complessivo di 200 ore, che si pone come obiettivo di apprendimento il raggiungimento del livello A1 e, successivamente, del livello A2, lasciando che tutto il percorso sia un continuum, senza interruzioni, che spesso, considerando l’età particolare dei ragazzi, potrebbero creare delle difficoltà. I risultati che abbiamo raggiunto nel corso del tempo ci sembrano molto incoraggianti, anche perché in genere il cosiddetto “corso accoglienza” è un corso multilivello, con competenze di partenza molto diversificate.
Ecco perché occorre lavorare su più piani, per dare l’opportunità ai ragazzi di raggiungere un pieno sviluppo delle loro capacità linguistiche e di socializzazione. In effetti, proprio rifacendoci all’età dei soggetti in apprendimento (tutti in età adolescenziale) il discorso prettamente linguistico non si discosta molto da quello delle capacità relazionali.
A quest’età assume un ruolo fondamentare il riuscire a fare gruppo, il riuscire a costruirsi delle amicizie, a relazionarsi con i pari in maniera da sentirsi parte attiva di una collettività. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di formare un corso di studenti tutti della stessa età, perché questa costruzione (o meglio ri-costruzione) dell’identità sia agevolata.
I tre fattori chiave
Apprendimento della lingua italiana, socializzazione, identità: sono questi i tre fattori chiave da prendere in considerazione per comprendere fino in fondo il significato del nostro lavoro e se vogliamo verificarne la validità almeno a livello sperimentale, per dare spunti di riflessione su come l’educazione degli adulti possa assumere valenza differente a seconda dell’età che prendiamo come punto di riferimento. Analizziamoli ad uno ad uno, cogliendo, infine, il loro valore complessivo, nel loro concatenarsi come parti integranti.
L’apprendimento della lingua italiana
Vorrei parlare innanzitutto di una questione che per molti versi può apparire come una difficoltà, come un fattore di resistenza verso l’apprendimento di una seconda lingua, come può essere per i ragazzi stranieri l’italiano. Si tratta di una questione che abbiamo constatato in età adolescenziale, ma che certo non esclude possa essere presente anche in altre fasce di età. Spesso gli studenti tendono a creare, all’interno della classe, dei sottogruppi per nazionalità e/o per lingua parlata. Si tratta spesso di gruppi chiusi che per loro natura non lasciano spazio ad infiltrazioni altre. Si nota una tendenza a chiudersi in una comunicazione “esclusiva” basata sulla lingua del Paese di provenienza.
Non si tratta, a mio avviso, di una tendenza per così dire “naturale” che obbedisce ad un fatto di facilitazione comunicativa, ma quasi di una resistenza ad aprirsi ad una lingua straniera altra che è portatrice intrinsecamente di valori altri, di modi di vivere differenti, di una cultura, in definitiva, diversa da quella di origine. Cosa può comportare una perdita della cultura di appartenenza, se non una perdita di identità, se non un senso di paura e di disorientamento?
Ecco quindi che l’apprendimento della lingua italiana, per questo motivo, si trova a confrontarsi con un fattore di resistenza, che in questa età diventa particolarmente evidente. Le basi della personalità in età adolescenziale sono ancora in formazione, ecco perché anche questo fattore trova particolarmente luogo.
Allora diventa essenziale trasmettere una sensazione di sicurezza e lavorare in modo che l’apprendimento dell’italiano L2 venga presentato come un’opportunità, come un elemento per arricchirsi, come per esplorare il mondo a partire da un senso di curiosità.
Ho lavorato personalmente nell’elaborazione, nel senso di una ricerca ancora aperta, di unità didattiche differenti da quelle che possono essere proposte per l’apprendimento della lingua italiana da parte di cittadini stranieri in fase completamente adulta. L’obiettivo principale è stato quello di rivisitare situazioni comunicative, privilegiando questi contesti tipici dei ragazzi e facendo leva sul presentare i modi di vivere degli Italiani come lezioni tutte da scoprire in base alle richieste che provengono via via dagli studenti. Lasciare insomma che anche il percorso di apprendimento venga strutturato (ancora più che negli altri corsi) sulla spontaneità e sul presente, con la possibilità di essere soggetto a rivisitazione e a riscrittura. Un percorso aperto anche sulla base della curiosità che ad un certo punto si rivela sul significato di determinate parole, dalle quali si può partire continuando per campi semantici con annesse situazioni di carattere comunicativo.
La socializzazione
L’idea di costituire un corso con ragazzi della stessa età, distinto dalle persone che sono già entrate nell’età adulta, è nata innanzitutto da un’esigenza contingente. Il corso accoglienza infatti opera con l’obiettivo di fornire una preparazione generale, in modo che i ragazzi possano poi affrontare, nell’anno successivo, l’ultimo anno della scuola media inferiore presso lo stesso CPIA.
Ma c’è anche un’altra ragione che va al di là del contingente. Spesso gli adolescenti, da poco arrivati nel nostro Paese, hanno perso quella rete di amicizie che aveva caratterizzato la vita nel loro Paese di origine. Avendo difficoltà nel parlare l’italiano, non è facile per loro inserirsi nemmeno in nuovi contesti relazionali extrascolastici. Proprio per questo la frequenza della scuola diventa anche un punto di riferimento importante per instaurare rapporti di amicizia, frutto di un processo progressivo di socializzazione.
All’interno del corso accoglienza abbiamo dedicato appositi momenti dediti alla socializzazione, non solo in modo informale, ma anche attraverso lo svolgimento di attività didattiche di gruppo, in modo da raggiungere una certa omogeneità di rapporti all’interno della classe.
I risultati si sono visti anche da questo punto di vista: ragazzi che all’inizio apparivano estremamente timidi e chiusi in loro stessi sono riusciti ad intraprendere un corretto processo di socializzazione. Il tutto si è sicuramente tradotto in un rafforzamento dell’autostima, con risultati fruttuosi anche dal punto di vista dell’apprendimento.
L’identità
Lasciando il Paese di origine in un’età in cui la personalità sta attraversando dei significativi cambiamenti, per i ragazzi non è spesso facile adattarsi ad un nuovo contesto culturale, bilanciando quanto già appreso con quanto di nuovo stanno vivendo.
Spesso io stesso, in quanto insegnante nel corso accoglienza del CPIA di Terni, mi sono trovato di fronte a ragazzi che stavano cercando una via, un modo “sicuro” e “costante” su cui basare la costruzione della propria identità.
Con la nostra idea di scuola abbiamo voluto dimostrare essenzialmente che la scuola stessa, insegnando il sapere e il saper fare (sono stati organizzati all’interno del corso anche laboratori di informatica e di manipolazione pratica in collaborazione con l’IPSIA “S. Pertini”, di cui il CPIA di Terni fa parte come istituto omnicomprensivo), può svolgere un ruolo importante nel costruire un’identità nuova in un contesto culturale nuovo, proprio in una fase molto importate della vita, quale è l’adolescenza.
L’apprendimento della lingua italiana si è dimostrato veicolo di comunicazione. Ragazzi di culture differenti e parlanti lingue differenti hanno superato le barriere comunicative, parlandosi e comprendendosi finalmente in una lingua comune: l’italiano. Quest’ultimo è diventato strumento di confronto e di sintesi multiculturale, contribuendo alla realizzazione di identità ricche verso l’età adulta.
Prof. Giorgio Rini – CPIA Terni
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Bibliografia
Ugo Fabietti, Elementi di antropologia culturale, Mondadori, 2015
Raffaella Biagioli, Traiettorie migranti. Minori stranieri non accompagnati. Racconti e storie di vita, ETS, 2018
Monia Giovannetti, L’ accoglienza incompiuta. Le politiche dei comuni italiani verso un sistema di protezione nazionale per i minori stranieri non accompagnati, Il Mulino, 2008
Nan Coosemans, Quello che i ragazzi non dicono. Comprendere e interpretare i silenzi degli adolescenti, Spering & Kupfer, 2018
Paolo E. Balboni, Didattica dell’italiano come lingua seconda e straniera, Bonacci, 2014